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Cum sociis natoque penatibus et magnis

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    Abbiamo abitato tutti lo stesso spazio

    Ognuno di noi ha fatto la prima e medesima esperienza di architettura all’interno del grembo materno. La superficie a disposizione e il nostro corpo crescono di pari passo e così la pancia di colei che ci nutre. E’ uno spazio ovattato, in cui cresciamo fintanto che la Natura ci garantisce quanto serve. Quando lo spazio è insufficiente allora ci distacchiamo dalla madre ed entriamo nel mondo. “E’ venuto alla luce”, si diceva un tempo. Bello questo modo di dire, un po’ vintage a dire il vero, che ha in sé qualcosa di mitico che l’espressione “è nato” invece non possiede.
    Con la nascita, il modo di essere nel mondo del bambino è pressoché identico a quanto ha vissuto nella vita prenatale. Vive raggomitolato su se stesso, sempre vicinissimo alla madre che gli garantisce il cibo, e fa ogni giorno esperienza del mondo attraverso azioni ripetute: mangiare, dormire, espellere. E piangere, come dimenticarlo.
    Fino ai tre anni non c’è distinzione tra corpo e spazio. Il mondo viene vissuto come una proiezione universale del proprio corpo. Spesso, e non a caso, il bambino disegna uomini in forma di casa e case sotto sembianze umane. Lo spazio è vissuto affettivamente secondo rapporti di vicinanza, distacco e continuità non secondo logiche di forma o dimensione
    Credo che molti di noi da piccoli abbiamo provato uno stato di grazia quando creavamo un nascondiglio segreto, una capanna di fortuna con del cartone o quando ci nascondavamo dietro ad un divano o sotto al tavolo. Il presupposto è lo stesso: limitare lo spazio, definirlo con la mia presenza, farlo proprio. Non è molto diverso se ci pensiamo da quanto avveniva prima della nascita.
    Allora è direi fondamentale sia l’esperienza all’interno della madre ma anche come la madre ha vissuto quell’esperienza di una nuova vita dentro di sé . E questa reciproca esperienza condiziona come quel bambino diventerà adolescente e poi uomo, o donna, e come quell’individuo si muoverà all’interno dello spazio che nel frattempo è diventato il mondo sociale.

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