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Cum sociis natoque penatibus et magnis

    Ognuno di noi ha fatto la prima e medesima esperienza di architettura: la pancia materna. La superficie a disposizione e il nostro corpo crescono di pari passo e così la pancia di colei che ci porta in grembo.

    Ogni bambino prova gusto a nascondersi. Il bello è che crede di essere nascosto e di non essere visto se è lui/lei che non vede, anche se una buona parte del corpo risulta invece visibile.

    Mi sono laureato a Ferrara, città meravigliosa. Luogo comune la definisce come il Regno delle biciclette, delle zanzare e della nebbia. Dopo un po’ che non torno mi rendo conto che di queste tre cose mi manca soprattutto la terza.

    La porta d’ingresso racconta, a volte falsificandolo, chi vi abita; anticipa l’idea che ci possiamo fare una volta dentro. La soglia definisce il limite tra pubblico e privato, tra sociale ed intimo.

    La porta d’ingresso racconta, a volte falsificandolo, chi vi abita; anticipa l’idea che ci possiamo fare una volta dentro. La soglia definisce il limite tra pubblico e privato, tra sociale ed intimo.

    Il corridoio di casa mia e della mia infanzia era stretto, alto, lungo e buio. Ai miei occhi di bambino risultava inquietante. Il luogo della paura.

    Avevo, credo 10 anni, era il giorni dei morti. Scena: al cimitero. Domenica pomeriggio. Una nebbiolina trista. Tutta, ma proprio tutta, Faenza a ricordare i propri cari. Mi giro e non trovo la mia famiglia. Vado nel settore prima e quello dopo. Nessuno che conosco. Mi sento perso.

    Il desiderio di Cosimo, barone rampante del noto romanzo di Calvino, di allontanarsi dal gruppo famigliare un po’ opprimente lo porta a rifugiarsi su di un albero da cui non scenderà più.