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    Tradurre o tradire l’antico?

    Ci sentiamo ripetere da sempre che l’Italia rappresenta da sola un terzo delle bellezze artistiche, architettoniche e paesaggistiche di tutto il mondo. La nostra tradizione classica si respira ovunque: che si tratti di una grande città o di un piccolo nucleo urbano attorno ad una pieve di campagna.

    La tutela e la conservazione del patrimonio architettonico passa dalle Soprintendenze. Croce e delizia di ogni privato che si trovi vincolato il proprio edificio e quindi costretto a presentare una comunicazione anche per ritinteggiare le pareti interne.

    Eduardo Souto De Moura, noto e bravissimo architetto portoghese, fu ospite per una lectio magistralis nella mia facoltà a Ferrara, ormai tanti anni fa. Come da prassi illustrò alcuni suoi lavori recenti. La riconversione dell’antico Convento di Santa Maria Do Bouro fu quello che mi colpì di più soprattutto per il suo approccio metodologico verso l’antico. Un’attenta lettura storica delle innumerevoli trasformazioni dell’edificio lo condusse alla scelta di spostare un muro portante centrale in posizione non baricentrica per poter ridurre la dimensione del corridoio che disimpegna le camere. Con conseguente rifacimento dei soffitti trasformati in “cassettonati” moderni in ferro.

    Da studente, seppur senza alcuna cognizione della professione e del confronto con le Soprintendenze, pensai che in Italia un approccio così disinvolto sarebbe stato impossibile. L’architetto raccontò semplicemente che la lettura della storia dovrebbe farci comprendere come noi stessi facciamo parte di quello stesso processo. Aggiungiamo un tassello, uno strato. Né più né meno di quanto è sempre stato fatto.

    Eduardo Souto de Moura. Riconversione del Convento di Santa Maria Do Bouro

    I casi sono ovunque. Colonne doriche greche rubate per abbellire ville romane, tempi pagani diventati chiese, poi moschee e poi ancora chiese. Un caso poi mi pare da sempre emblematico. Gli obelischi spostati dall’Egitto e posizionati in punti cruciali a Roma per definire il percorso dei pellegrini proprio nell’anno dell’inizio del pontificato di papa Sisto V nel 1585 che decise, guarda caso, di indire contestualmente un giubileo straordinario.

    Più semplicemente esiste un solo edificio tutelato in Italia che non abbia subito almeno lo spostamento o l’allargamento di una porta o di una finestra?

    Ma allora perché dovremmo essere così pavidi da sottrarci da quanto è sempre stato fatto o così presuntuosi da tradire il processo storico?

    Roma. Tempio di  Antonino e Faustina o Chiesa di San Lorenzo in Miranda?

    in copertina: gesso all’interno del museo Civico di Bologna.

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